Sono entrata in B+C nel 2013, perché ho capito subito che c’era terreno per crescere.
Quando siamo partiti eravamo otto persone: un gruppo molto piccolo. Abbiamo voluto vedere al di là del presente, metterci in gioco e abbiamo iniziato a costruire con la mentalità di una start up. I primi due anni sono stati molto impegnativi perché ho ripreso in mano la parte operativa del mestiere, che è anche la più divertente. E oggi cʼè lʼorgoglio di aver contribuito alla costruzione un’azienda che non schiaccia lʼidentità del singolo. Qui è il contrario, mi permettono di essere me stessa, di esprimermi: ho la possibilità di gestire un team e continuare a fare lʼheadhunter. Posso dire che B+C è una realtà che esalta e amplifica la competenza delle persone.
